La biografia di Franco Ramella in dieci punti
1939. Nasce a Biella, allora provincia di Vercelli, da una famiglia di professionisti
1960. Militante del Psi, con altri giovani compagni fonda il circolo “Nuova resistenza”, in risposta al governo Tambroni. Entrato in contatto con i “Quaderni rossi” di Raniero Panzieri, anima l’esperienza del giornale dei lavoratori biellesi “Potere operaio”. In quanto direttore viene anche querelato per diffamazione da industriali locali, denuncia ritirata dopo che ebbe trasformato il processo in accusa pubblica. Nel 1964 aderisce alla scissione da sinistra del Psi e poi dirige la federazione locale del Partito socialista di unità proletaria (Psiup). Incontra nel 1965 Luciana Benigno, compagna di una vita
1967. Come molti altri militanti biellesi (Ferraris, Ciocchetti) fa parte della segreteria regionale del Psiup. Allo scioglimento del partito nel 1972 abbandona la militanza attiva
1974. Si laurea in Scienze politiche, indirizzo storico, presso l’Università di Torino con una tesi sulle trasformazioni della famiglia in un’area industriale ottocentesca. Da allora fa parte del gruppo di storia sociale raccolto attorno a Giovanni Levi, allora assistente, che avrebbe dato vita alle pratiche della “microstoria”. Alla ricerca alterna lavori giornalistici ed editoriali (dirige per un periodo le edizioni Musolini a Torino) e l’attiva collaborazione con il Centro studi Piero Gobetti
1981. Come ricercatore della Fondazione Sella, avvia, con la moglie Luciana, un’ampia ricognizione internazionale sulle fonti per la storia dell’emigrazione biellese, che li porta a esplorare archivi e centri di documentazione negli Stati Uniti, in Argentina e in Francia
1984. Preceduto da molti saggi preparatori, esce per Einaudi Terra e telai, la prima e più compiuta ricerca microstorica sulla classe operaia, dedicata ai primi grandi scioperi industriali italiani, nel Biellese del secondo Ottocento e alle reti parentali e sociali dei loro protagonisti
1988. Dopo aver insegnato per qualche anno Storia economica e sociale all’Università di Trieste, diventa professore associato di Storia contemporanea all’università di Torino. Cura per Rutgers con Samuel Baily One Family, Two Worlds, sulla corrispondenza della famiglia Sola fra il Biellese, New York e Buenos Aires
2000. Si concentra sulle migrazioni interne, sempre associate ai suoi interessi su lavoro, genere e famiglia, come testimonia l’attivo ruolo nel collegio docenti del Dottorato in Storia delle donne e delle identità di genere dell’Università l’Orientale di Napoli
2009. Dopo la pensione lavora con Michael Eve e altri ricercatori piemontesi al progetto interuniversitario Secondgen, in cui sono messi a confronto i percorsi sociali delle seconde generazioni delle migrazioni interne e internazionali in Piemonte tra anni Cinquanta e anni Duemila
2020. Muore a Torino il 25 novembre, nel caos sanitario della “seconda ondata” dell’epidemia di Covid-19. Nei mesi precedenti aveva scritto un contributo su mobilità, forme di famiglia e diffusione del virus nel caso italiano