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"In-kind Wages: Understanding Workers’ Strategies to Cope with Inflation and Poverty", di C. Sarasúa.

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Segnaliamo un saggio dedicato alla componente non monetaria dei salari, in uscita sulla «International Review of Social History».

Nonostante i benefici non monetari rappresentino una componente centrale dei salari nella maggior parte delle economie contemporanee, gli economisti dello sviluppo e gli storici tendono a considerarli un residuo di regimi lavorativi obsoleti. Tuttavia, quando i salari in natura vengono interpretati come sfruttamento, inefficienza di mercato o semplice conseguenza della scarsità di moneta, si rischia di oscurare le loro effettive funzioni economiche; abbandonando tali preconcetti e analizzando le evidenze storiche, emerge come lavoratrici e lavoratori potrebbero aver sfruttato i salari in natura a loro vantaggio.

Attraverso l'analisi di alcuni casi di studio, il saggio analizza il ruolo dei salari in natura mostrando come le diverse forme di pagamento – e non solo il livello complessivo dei salari – influissero sulla disponibilità di forza lavoro, sulla mobilità sociale e professionale, e persino sulla formazione del capitale. In quest'ottica, i beni e i servizi inclusi nei salari in natura consentono di comprendere meglio le disparità salariali di genere; infatti, tali benefit offrivano ai dipendenti opzioni che i salari in denaro non potevano garantire, creando e riproducendo disuguaglianze fondamentali tra diversi gruppi.

Il saggio è liberamente consultabile in open acces sul sito della Rivista, assieme ad altri articoli di prossima pubblicazione. 

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